Che dire gente, ho sempre una
scusa per sparire, ma ormai mi conoscete. Io non posso fare a meno di scrivere
e quando inizio una storia mi lascio trasportare con anima e corpo in questi
miei mondi personali, dove posso esprimermi con tutta me stessa. Alcune volte
ci riesco a tirare fuori la testa e darvi un piccolo assaggio del mio lavoro.
Tante altre volte - in verità, spesso - i miei personaggi hanno la meglio e non
mi mollano finche non vedo la parola “fine” disegnarsi sotto la mia matita.
Ed eccomi ancora qua a parlare
della mia ultima opera: Una voce nel silenzio.
Questa volta mi sono avventurata
nel paranormale. Sì, hai sentito bene. Dopo i miei fantasy mi sono buttata in
questa storia che mi ha subito rapito. C’è da dire che tutto è nato come una
sceneggiatura che ho scritto per mio amico Dionys di Santo Domingo. Poi ho
pensato che mentre si mettono appunto tutti i requisiti per portarlo al cinema
potevo tradurlo all’italiano e proporlo a qualche casa editrice.
Mi sono lasciata tutto alle spalle
e ho sfidato le mie più profonde convinzioni ambientandola a Cologno Monzese.
Di solito mi piace crearmi i miei piccoli mondi, ma devo riconoscere che
utilizzare un luogo a me tanto familiare ha un suo fascino.
Poi, parlando del manoscritto, mi
sono sentita al mio agio nel vedere nascere questo personaggio di Monica, così
controverso e allo stesso tempo semplice. Una madre che, nonostante i problemi
cardiaci, decide di non abortire il suo bambino. Un marito che fa di tutto per
un amore infelice che fatica a restare vivo. Dentro di questo cerchio amaro,
troviamo Elena, una bimba incompresa e ritenuta “strana” dai coetanei che non
possono immaginare tutto la forza di anima che si trova dentro di lei.
Una voce nel silenzio è un libro
da leggere di tutto un fiato. Da portarsi dietro quando si parte o da regalare
a quelli che amano scoprire che i miei racconti non sempre hanno una fine scontata.